PRESENTAZIONE CELEBRAZIONI
La distinzione educativa nelle due culture, umanistica e scientifica, era attiva già all’epoca medievale quando il percorso formativo dei giovani si definiva nell’ambito delle cosiddette sette arti: la prima includeva le scienze che oggi consideriamo appunto umanistiche, al tempo raggruppate in tre discipline, il trivium, che comprendeva grammatica, dialettica e logica; la seconda le scienze che oggi definiamo “dure”, che allora individuavano quattro discipline, il quadrivium, costituito da aritmetica, geometria, astronomia e musica.
Tuttavia in questo quadro concettuale le due culture erano molto meno separate di quanto non lo siano oggi, infatti possiamo osservare fino a tutto il Seicento e oltre una costante interazione tra le arti del trivium e del quadrivium. Se prendiamo l’esempio del nostro maggior poeta, ci rendiamo conto di come questo grande umanista, le cui competenze spaziavano dalla conoscenza degli auctores classici alla filosofia e alla teologia dei padri della chiesa, avesse piene competenze anche di quelle materie che oggi sarebbero avvicinate alle discipline scientifiche.
Molti studi sono stati dedicati alle figurazioni astronomiche di cui è costellata (letteralmente) la Divina Commedia; la componente numerica e numerologica innerva le strutture formali dell’opera e non pochi studi hanno messo in rilievo l’attenzione quasi maniacale alle rappresentazioni geometriche che vi sono sottese. Non è un caso se l’intero poema si concluda rinviando alla figura del geometra che ricerca il modo di quadrare il cerchio senza riuscirvi.
In tutto ciò evidentemente la componente musicale, che oggi noi releghiamo in subordine rispetto alle altre discipline del quadrivium, ha invece nell’opera dantesca un grande rilievo, che gli studiosi vanno via via sceverando sia nelle componenti implicite sia nelle componenti esplicite.
Con questo convegno si propone una rivisitazione degli studi dedicati alle arti del quadrivium in relazione all’opera dantesca nel suo complesso, considerando sia le metafore presenti nell’opera lirica di Dante (si pensi ad esempio alla poesia Io son venuto al punto della rota), sia le esplicite trattazioni incluse nel De Vulgari Eloquentia e nel Convivio, senza trascurare la Questio de aqua et terra, sia evidentemente il fondersi e il compenetrarsi di queste discipline con il tutto organico delle conoscenze umane nel grande poema.
Prof. Paolo Canettieri
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali
Coordinatore e Presidente
Eugenio Gaudio
Comitato scientifico
Beatrice Alfonzetti, Antonello Folco Biagini, Paolo Buonora, Paolo Canettieri, Orazio Carpenzano, Ettore de Conciliis, Franco De Vivo, Salvatore Grimaldi, Flavio Mangione, Giancarlo Ruocco, Lucio Ubertini, Beatrice Vallone, Gianluca Vinti.